Lavoro nero, in Italia ci sono 3,3 milioni di persone sfruttate

“L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro…” Articolo 1 della costituzione italiana, un’enunciazione di principio che non trova applicazione pratica, purtroppo. Dov’è la dignità del lavoro, la dignità di portare a casa uno stipendio guadagnato con il sudore, con il sacrificio, con l’applicazione intellettuale? E ancora dov’è la dignità di vita se padri e madri di famiglia devono umiliarsi andando a chiedere cibo o un pasto caldo per se stessi e per i figli ai centri di aiuto come la Caritas.

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Chi vi scrive ha passato anche questo e di conseguenza sa bene di che si parla, provato sulla propria pelle. Ci si sente una nullità, un fallimento e il pensiero prevalente è di farla finita, se non fosse un modo vigliacco per sfuggire dai problemi invece di affrontarli con coraggio. Allora, di fronte a tanto dibattito sul Reddito di cittadinanza o forme simili, bisogna ragionare sul fronte della necessità e della dignità: Certo il Reddito di cittadinanza consente di mantenere un modo per vivere senza chiedere l’elemosina ma quello che è importante non è andare alla Posta ad incassare i soldi ma guadagnarli con fatica e dignità.

L’obiettivo, quindi, deve essere il lavoro, non i soldi facili che rappresenterebbero anche un disincentivo al lavoro. Su questo ha ragione Papa Francesco che recentemente aveva esposto la stessa opinione di massima. Serve il lavoro, serve sudarsi lo stipendio, non stare sdraiati sul divano a far niente e andare a incassare periodicamente. Statistiche dimostrano come lavoratori in Cassa integrazione, quindi non totalmente senza reddito, in una preoccupante percentuale, tentino il suicidio. Domandatevi il perché.

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