Circa sei mesi fa il Governo Gentiloni, tra i suoi primi atti, si è tolto la patata bollente dei referendum CGIL dalle mani, un vero pericolo per il governo che avrebbe rischiato la stangata politica sul tema dei voucher e probabilmente anche la caduta. Per questo il governo si è affrettato ad abolire subito i Voucher per invalidare il referendum stesso.

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Sono trascorsi quasi sei mesi e che cosa è accaduto? Qual è la situazione oggi? Con un successivo decreto il governo ha in qualche modo riattivato i voucher ma in modo decisamente più limitato e maggiormente stretto dal punto di vista normativo. Si è verificata una caduta dell’utilizzo intorno all’80% in meno ma a dire il vero non c’è stata una reale alternativa a questo: in molti si attendevano un deciso incremento dei contratti flessibili, i contratti a chiamata, ad esempio ma se incremento c’è stato, non corrisponde alla caduta del ricorso ai Voucher. Il significato è chiaro, è cresciuto il sommerso.

Non che cambiasse tanto per i lavoratori: nessuna tutela avevano prima e nessuna hanno adesso, chi ci perde è l’erario e l’Inps. Tutto questo mentre si discute ancora sul lavoro flessibile che può avere un valore di reciproca convenienza per il Capitale e per i lavoratori sulle posizioni maggiormente qualificate mentre per le posizioni dequalificate la convenienza è solo per il capitale, i lavoratori si trovano in posizione di debolezza, di sfruttamento, maggiormente esaltato dal fatto che spesso in questa condizione si trovano persone che sono illegalmente nel nostro Paese, clandestini costretti ad accettare condizioni assolutamente intollerabili ma senza alcuna possibilità di ribellarsi e a causa di questo indebolendo anche i lavoratori italiani.

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