grasso

Dimagrire rapidamente senza soffrire la fame, è davvero possibile? Nonostante la mole di informazioni presenti su Internet o sulle riviste di benessere, ancora oggi crediamo si possa perdere peso effettuando diete brevi a ridosso della bella stagione. Sebbene ogni individuo faccia storia a se e disponga di corredo genetico differente, sono poche le persone che possono vantare di raggiungere la forma voluta con sole 2-3 settimane di dieta.

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Questo perchè qualunque fisico, seppure dotato e facilmente predisposto a perdere peso, necessita di adattamento al nuovo regime alimentare e di allenamento prima di innescare la lipolisi, ma entriamo nel dettaglio

Perchè dimagriamo?

La perdita di peso, o meglio di massa grassa (adipe), si ottiene solamente raggiungendo e mantenendo negativo il bilancio calorico. Esso consiste nel rapporto esistente tra calorie ingerite ed energia consumata. Quando la differenza tra questi due parametri è a favore del secondo, ovvero delle calorie quotidianamente “bruciate”, inneschiamo la lipolisi.

Trattasi di un processo in cui le molecole adipose, sotto forma di adipociti, vengono scisse in acidi grassi e glicerolo, per poi essere utilizzate e/o eliminate dall’organismo attraverso le secrezioni fecali ed urinarie.

Quando il nostro corpo si trova in prolungata carenza di macronutrienti (carboidrati, proteine e grassi) è costretto ad attingere a substrati energetici alternativi per mantenere intatte tutte le funzioni vitali. Assistiamo quindi alla combustione dei grassi di deposito, detta in termini tecnici ossidazione lipidica, meccanismo che avviene nei mitocondri al fine di utilizzare il grasso sotto forma di energia.

In tal contesto entrerà in azione la carnitina, un simil aminoacido naturalmente presente nel corpo e avente il compito di legarsi ad alcuni specifici acidi grassi, quelli a catena lunga, per poi trasferirli nelle suddette centrali energetiche mitocondriali.

Come dimagrire velocemente con la dieta

Per facilitare il bilancio calorico negativo, vengono spesso consigliati regimi dietetici chetogenici o digiuno intermittente, due modalità differenti per ottenere lo stesso scopo, ossia la formazione di corpi chetonici detti chetoni.

Questi ultimi sono sostanze acide sintetizzate dal fegato a partire dagli acidi grassi, ed hanno il compito di fornire “carburante energetico” al corpo, quando il glucosio è carente o esaurito. Tale effetto è ottenibile sia con i regimi chetogenici che con la dieta ad intermittenza. Nel primo caso sarà l’incremento di grassi e la notevole riduzione di carboidrati e proteine a favorire l’utilizzo di substrati lipidici esistenti ed introitati con l’alimentazione. Nel digiuno intermittente, invece, è la forzata condizione di assenza di cibo ad indurre l’esaurimento delle riserve di glicogeno ed innescare la formazione di corpi chetonici a seguito di combustione adiposa.

Solitamente, la dieta chetogenica classica, prevede un rapporto tra i macronutrienti così suddiviso: 80% grassi (salubri), 20% proteine e 20% carboidrati. Alcuni individui, possedendo un metabolismo tendenzialmente lento, necessitano di ridurre la quota lipidica fino al 10% affinché la chetogenesi possa essere messa in atto.

Come dicevamo in precedenza, le fonti di grassi devono provenire solo da alimenti salubri: pesce azzurro ricco di Omega-3, Olio di Cocco, Avocado, Frutta secca e semi oleosi (Noci e mandorle su tutti) e, saltuariamente, tuorlo d’uovo, naturalmente ricco di micronutrienti e colesterolo, grasso saturo comunque indispensabile per l’organismo. Per quanto riguarda le proteine e i pochi carboidrati, prediligeremo sempre pesce grasso, carni bianche, cereali integrali non lavorati e frutta a basso indice glicemico, in particolare i frutti di bosco. No invece agli amidacei ed ai prodotti da forno lavorati, questi ultimi comunque sconsigliati in qualsiasi regime alimentare volto al mantenimento del normale stato di salute.

Per quanto riguarda il digiuno intermittente, quello sicuramente più facile e meno impattante sullo stile di vita è il 16/8, ovvero un periodo alternato tra 16 ore di digiuno continuo e 8 di alimentazione. Solitamente è più facile effettuare l’ultimo pasto a cena, per poi saltare la colazione e rimangiare a pranzo (sempre che siano passate 16 ore), a patto che non si soffra di ipoglicemia e altre condizioni patologiche. Affinchè fornisca solamente benefici e non arrechi danni alla salute,  ogni dieta deve essere stilata ed accompagnata da supervisione medica esperta o di un nutrizionista, quindi niente “fai da te” o per “sentito dire”.

Ricordiamo infine come il digiuno intermittente possa innescare altri processi connessi con lo stato di salute. Alcuni studi pubblicati sulla rivista scientifica Pubmed dimostrano, attraverso dei meccanismi connessi con la fagocitosi ed il ricambio cellulare alla base del sistema di difesa dell’organismo e del rinnovamento delle cellule, le proprietà salutistiche indiscusse del digiuno.

Trucchi per dimagrire velocemente: attivare l’AMPK

Per velocizzare il dimagrimento e snellire il corpo, dobbiamo sicuramente stimolare il nostro metabolismo anche con l’esercizio fisico. Abbinando la dieta ad allenamenti aerobici ad alto consumo di ossigeno, beneficiamo di improvvisa accelerazione del metabolismo e di aumento del dispendio energetico.

Pratiche come l’H.I.I.T, sigla che sta per Allenamento intervallato ad altà intensità (High Intensity Interval Training), determinano,  nei soggetti obesi o in sovrappeso, una riduzione del grasso corporeo superiore all’esercizio continuo a bassa intensità,. Attraverso l’H.I.I.T miglioriamo inoltre alcuni fattori di rischio della sindrome metabolica ed attiviamo l’AMPK.

Quest’ultimo è un segnale che porta allo sviluppo dell’endurance (resistenza) ed è direttamente coinvolto con il dimagrimento. E’ in pratica un sensore energetico innescato dalla restrizione calorica e carenza di glicogeno (deplezione), in grado di portare l’organismo nella direzione del dimagrimento e soprattutto della composizione corporea ottimale, dunque il rapporto tra grasso corporeo e muscolo.

Le condizioni necessarie per attivare e sfruttare i vantaggi forniti dall’AMPK sono:

 

  • restrizione calorica-glucidica e blanda attività aerobica;
  • ciclizzazione, anche attraverso regimi dietetici tipo il digiuno intermittente;
  • adeguata nutrizione subito dopo l’allenamento,in modo da sfruttare i processi di anabolismo mediati da mTOR (responsabile della costruzione muscolare), tra cui c’è anche quello di togliere il “freno inibitorio” dell’AMPK su questa molecola, per la presenza di nutrienti glucidici.

Oltre a dieta ed allenamento specifico, l’attivazione dell’AMPK ed il conseguente aumento del dispendio energetico può essere favorito dall’utilizzo di composti brucia grassi naturali, integratori alimentari a base di sostanze perlopiù vegetali o aminoacidiche. Le prime agiscono per termogenesi e stimolazione tiroidea, ossia per incremento del calore corporeo interno e sostegno al rilascio degli ormoni tiroidei iodati secreti dalla ghiandola a farfalla, composti ormonali responsabili del ritmo metabolico basale. Aminoacidi o derivati, ma anche acidi grassi Omega-3-6-9, mostrano invece la loro efficacia lipolitica indiretta agendo direttamente sui mitocondri (prima menzionati) e favorendo la beta ossidazione lipidica, processo concernente lo sfruttamento delle molecole adipose per finalità energetiche.

Concludendo, è doveroso ricordare che ogni suggerimento qui descritto rimane tale e non può sostituire la figura di un esperto dietologo o nutrizionista. Trattasi di consigli generici validi solamente in condizioni di buona salute e non adatti a chiunque. Vista la specificità dell’argomento nonchè l’impatto diretto sull’organismo, è bene consultare sempre un professionista senza farci convincere da programmi che promettono di farci dimagrire facilmente in tempi rapidi.

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Di Pamela

Blogger di tecnologia, viaggi ed economia. La mia passione per la scrittura mi ha permesso di intraprendere l'attività di gestione portali web che porto avanti dal 2010.