La Federalberghi, sulla base di un monitoraggio che è stato effettuato in collaborazione della società Incipit Consulting, ha svelato e smascherato punto per punto quattro grandi bugie sulle condivisione degli immobili locati con la formula dell’affitto breve nell’ambito di quelle che sono, per la ricettività turistica, le nuove forme di accoglienza.
Federalberghi, le 4 grandi bugie sugli affitti brevi
Nel dettaglio, la Federalberghi ha rilevato che non è vero che, con le formule Airbnb, gli immobili si condividono con il titolare in quanto la maggior parte degli annunci si riferisce alla locazione di interi appartamenti dove in realtà non vi abita nessuno.
Inoltre, non è vero che gli annunci sono riconducibili ad attività di locazione occasionale, in quanto, allo stesso modo, gli appartamenti sono disponibili per l’affitto per oltre sei mesi l’anno.
Così come, sempre secondo la Federalberghi, non è vero che gli annunci di riferiscono ad affitti finalizzati all’integrazione del reddito del proprietario, ma ad attività economiche a tutti gli effetti visto che, tra l’altro, in certi casi più annunci fanno capo a più inserzionisti che mettono a disposizione più alloggi per l’affitto breve.
La quarta ed ultima grande bugia riguarda inoltre l’offerta di affitti brevi che andrebbe a compensare l’assenza di offerta da parte delle strutture ricettive tradizionali. In realtà la Federalberghi, invece, ha rilevato che l’offerta di affitti brevi con il modello Airbnb si concentra in prevalenza nelle grandi città e nelle principali località turistiche dove la presenza di hotel e di alberghi abbonda.
Affitto breve, consumatore ingannato due volte secondo la Federalberghi
Di conseguenza, per quanto sopra indicato, secondo la Federalberghi il consumatore viene ingannato non una ma due volte in quanto in primis viene ‘tradita la promessa di vivere un’esperienza autentica’. Dopodiché ‘vengono eluse le norme poste a tutela del cliente, dei lavoratori, della collettività, del mercato’.