Tredicesima dicembre 2018 è quasi tutta impegnata per le spese obbligateTredicesima dicembre 2018 è quasi tutta impegnata per le spese obbligate

Nel periodo che va dall’1 marzo del 2015 al 30 giugno del 2018, in via sperimentale, i dipendenti del settore privato hanno avuto la possibilità di vedersi accreditata nella busta paga, a titolo di Quota Integrativa della Retribuzione, la quota maturanda del TFR, il Trattamento di Fine Rapporto.

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Perché cessa per le imprese l’obbligo di erogazione del Tfr in busta paga

A ricordarlo è stato l’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale nel precisare, pur tuttavia, come a partire dal corrente mese di luglio del 2018 l’obbligo di erogazione di tale quota da parte delle imprese, su richiesta del lavoratore, sia ufficialmente decaduto.

L’Istituto di Previdenza ha infatti spiegato tutto ciò con il messaggio numero 2791 dello scorso 10 luglio del 2018, ed in particolare con il fatto che, da parte del legislatore, non è stato adottato alcun provvedimento di proroga o di reiterazione delle disposizioni normative legate alla fase sperimentale sopra citata.

Con la conseguenza che i datori di lavoro non saranno più tenuti ad erogare in busta paga la quota maturanda del Trattamento di Fine Rapporto a favore dei lavoratori dipendenti che ne abbiano fatto esplicita richiesta.

Destinazione Tfr lavoratori, scatta il ripristino dell’assetto normativo previgente

Nel messaggio l’Inps precisa inoltre che per il Tfr a scattare ora, per la destinazione, è l’assetto normativo previgente che prevede l’accantonamento in azienda, il versamento al Fondo di tesoreria, oppure il versamento alla forma pensionistica complementare di destinazione.

La quota TFR in busta paga, nella fase sperimentale, ha di certo reso più corposi gli stipendi dei lavoratori del settore privato, ma la cessione della quota non è stata vantaggiosa a livello fiscale. Se infatti il Tfr erogato a termine beneficia della tassazione separata, con la cessione della quota nella busta paga il trattamento di fine rapporto, al pari della retribuzione lorda, è stato assoggettato alla tassazione ordinaria. Non a caso solo recentemente la misura è decollata, mentre all’inizio, nel 2015 e nel 2016, non è stata da parte dei dipendenti del settore privato la scelta preferita.

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