Dove vendere Diamanti a Roma: come comprendere la purezza del proprio prezioso
di Redazione
23/12/2021
Come si stabilisce il grado di purezza
Di questi fattori, uno, più di altri, incide profondamente sul valore del prezioso: la purezza, come ben sanno tutti i cittadini capitolini che si affidano ai compro oro per trasformare in denaro contante il proprio bene prezioso, trovando la liquidità necessaria per far fronte a spese impreviste o programmate. Il diamante è una pietra preziosa che si trova in natura e può capitare, durante il processo di formazione del gioiello, che si formino alcune inclusioni o imperfezioni che ne determinano il grado di purezza. In buona sostanza, la purezza del diamante consiste nella classificazione delle impurità e della grandezza riscontrati attraverso una lente a 10 ingrandimenti, come stabilito da una scala riconosciuta a livello internazionale. Questa classificazione è stabilita da una scala internazionale, che aiuta a comprendere la purezza di un diamante. Quelli più puri, e di conseguenza più pregiati, sono quelli “IF”: si tratta di diamanti puri, che hanno un costo elevato e vengono utilizzati prevalentemente per i cosiddetti “gioielli da collezione”. Si parla sempre di alta gioielleria anche per i diamanti “VVSI1” e “VVSI2”, che hanno delle impercettibili inclusioni verso i bordi del diamante. Quelli “VVS1” e “VVS2”, invece, hanno delle inclusioni, seppur di piccole dimensioni, visibili al microscopio: la qualità non è elevata come quelle precedenti, ma resta un’ottima soluzione dal punto di vista del rapporto qualità/prezzo. Esistono, poi, altre categorie che variano dalla “SI1”-”SI2” (piccoli inclusioni visibili al microscopio), sino alla “Piquet” (purezza scarsa, inclusioni visibili anche ad occhio nudo, pregio economico assai modesto e scarso)Brillantezza e purezza sono strettamente correlate?
Trovare un diamante perfetto, però, è un’impresa a dir poco titanica: in tutto il mondo, infatti, solo il 2% viene fatto rientrare in questa categoria. La scala poc’anzi citata, quindi, ha un valore estremamente importante nel definire la purezza e, conseguentemente, il valore economico di un diamante. Vedere quanto è puro un diamante, non è sicuramente semplice. È un processo piuttosto complesso, in quanto è il meno visibile tra i tanti che incidono sul costo finale di un diamante. Un mito, però, va sfatato: le imperfezioni non devono essere obbligatoriamente considerati dei difetti. Esse, infatti, rappresentano la testimonianza concreta del processo di creazione di un diamante, che ne sanciscono l’autenticità e l'unicità. Purezza e brillantezza, tuttavia, non sono strettamente correlate: non è detto che una maggior brillantezza corrisponda una maggiore purezza. È il taglio, infatti, che determina la maggior o minor brillantezza di un diamante, al punto che potrebbe oscurare le imperfezioni presenti: la purezza, quindi, determina solo in parte la bellezza di un diamante. Un altro fattore fondamentale, infatti, riguarda il colore del diamante. Come noto, quanto è più bianco tanto più prezioso risulta il diamante. I colori D-E-F, quelli più spiccatamente bianchi intensi, sono quelli più pregiati, seguiti da quelli catalogati con le lettere G e H (aspetto bianco vivace ma meno intenso di quelli D, E e F).Articolo Precedente
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