Tassi mutui e prestiti, cosa accadrà senza il quantitative easing

Il piano di sostegno non convenzionale al sistema finanziario ed all’economia dell’Eurozona attraverso il cosiddetto quantitative easing, da parte della Banca centrale europea (BCE), terminerà alla fine del corrente mese di dicembre del 2018.

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Fine QE della BCE porterà a prestiti e mutui più cari secondo Altroconsumo

A ricordarlo è Altroconsumo nel sottolineare come, dal marzo del 2015 ad oggi, il QE abbia permesso si aumentare la liquidità di mercato nell’Eurozona con il conseguente mantenimento di bassi tassi di interesse. Il basso costo del denaro ha inoltre favorito l’accesso ai finanziamenti, ma ora secondo l’Associazione dei Consumatori con la fine del quantitative easing i mutui ed i prestiti saranno più cari, ovverosia aumenteranno i tassi di interesse applicati dal sistema bancario sul credito erogato alle famiglie ed alle imprese.

Con il QE, infatti, la BCE comprava i titoli di Stato detenuti dalle banche, con la conseguenza che gli istituti di credito potevano incrementare la liquidità a disposizione per concedere prestiti e mutui a famiglie ed imprese. Da gennaio 2019 tutto ciò non accadrà con la conseguenza che, potenzialmente, le banche avranno meno denaro a disposizione e, per non erodere i margini di profitto, con ogni probabilità aumenteranno i tassi di interesse applicati alla clientela.

Stop quantitative easing è come una stretta monetaria

Sebbene sia una misura non convenzionale adottata dalla Bce, rispetto alla leva standard rappresentata dalle variazioni al costo del denaro, secondo Altroconsumo a conti fatti lo stop al quantitative easing ha lo stesso effetto di una stretta monetaria in quanto, come sopra detto, va a ridurre la liquidità di mercato.

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