L’alcol uccide di più della droga e del fumo e se si pensa che in dieci anni dal 2008 al 2017 in Italia si contano 435mila morti per malattie alcol-correlate, incidenti, omicidi e suicidi ad esso dovuti la situazione diventa sempre più preoccupante.

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L’indagine sull’alcolismo in Italia redatta dall’Osservatorio permanente Eurispes-Enpam su “Salute, previdenza e legalità” lancia un allarme nell’allarme, visto che sempre più adolescenti e pre adolescenti fanno ricorso all’alcol in momenti diversi della giornata.

In Italia si comincia a bere tra gli 11 e i 14 anni

Birra, vino e per finire superalcolici. Ecco più o meno come comincia l’escalation tra gli adolescenti che iniziano bevendo qualche sorso di birra tra amici per poi arrivare intorno ai 15 anni a bere molto frequentemente superalcolici. E la percentuale con la quale si beve sale insieme all’età tanto che tra i 15-19enni la percentuale di chi beve “qualche volta” sale al 65%.

Se prima l’assunzione degli alcolici era quasi sempre correlata al cibo, oggi invece il “bere” viene vissuto, soprattutto tra i più giovani come un momento di convivialità, da consumare a qualsiasi ora del giorno o della notte.

Una nuova forma di sballo e di divertimento che però non solo fa male, ma provoca molti più morti che quelli che si verificano tra i consumatori abituali di droghe o tra coloro che fumano.

La situazione sempre essere tornata indietro di decenni, quanto le droghe erano sono appannaggio dei ceti più abbienti, poi i costi sempre più bassi sia delle droghe leggere che di quelle pesanti avevano visto gli italiani abbandonare sempre di più gli alcolici per provare, invece, sensazioni sempre più forti.

Cambiano i tempi e i consumi

Anche se principalmente l’assunzione di alcol avviene tra i cittadini italiani maggiorenni, sempre di meno si percepisce l’alcol come un problema sociale, ma al contrario il bere, come dicevamo, è diventato sinonimo dello stare insieme e del divertimento comune.
Il 47% degli intervistati beve solo “qualche volta” anche se il saltuariamente è aumentato del 14% in più rispetto al 2010. Il 28% dice di bere per “piacere”, il 25% per “stare meglio con gli altri”, il 23,7% per “rilassarsi” e solo il 9,2% per “affrontare una situazione complicata”.

 

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Di Antonio Papini

Giornalista dal 2005 Antonio Papini scrive principalmente di viaggi, casa e tecnologia con un occhio sempre rivolto all'attualità e ai fatti di cronaca.